Dino Buzzati

Dino Buzzati-Traverso (San Pellegrino di Belluno, 16 ottobre 1906 – Milano, 28 gennaio 1972) è stato uno scrittore, giornalista e pittore italiano.

Buzzati nasce a San Pellegrino in provincia di Belluno nel 1906. Il padre, che morirà nel 1918, è un famoso giurusta di famiglia bellunese, mentre la madre discendeva da una famiglia nobile di Venezia (i Badoer). Terzo di quattro figli, Augusto (1903-?), Angelina (1904-2004) e Adriano (1913-1983), la famiglia Buzzati trascorreva le estati nella villa a Belluno e l'inverno a Milano, dove il padre lavorava collaborando al Corriera della Sera e con l'università IULM. La villa di famiglia e la biblioteca, fondamentali nella formazione dello scrittore, meriterebbero una storia a parte (villaBuzzati. Nei primi anni della sua infanzia lo scrittore presentò una grande attenzione e sensibilità per le arti figurative e per la musica, imparando a suonare a 12 anni pianoforte e violino, abbandonando però in seguito gli studi. Connaturata alla crescita di Buzzati è anche l'amore per la montagna che lo porteranno a scalare e a sognare le montagne per tutta la vita. Dopo i primi anni, e dopo la morte del padre, a 14 anni, Buzzati si iscrive al più rinomato liceo di Milano, il Parini dove conoscerà Arturo Brambilla, che in seguito diventerà il miglior amico dello scrittore; i due si cimentarono anche in duelli di scrittura, da cui uscirà la prima produzione letteraria dell'autore bellunese. Con lui inizierà una fitta corrispondenza che continuerà sino alla prematura morte di Brambilla, lasciando un vuoto incolmabile nella vita dello scrittore. In questi anni Buzzati scopre l'interesse per la cultura egizia (nelle lettera con Brambilla si firmerà a lungo Dinubis) e per Arthur Rackham. Terminati gli studi superiori Buzzati inizia a mostrare le prime velleità letterarie iniziando a pensare di scrivere un romanzo, e si iscrive a giurisprudenza per assecondare le volontà della famiglia e per proseguire la tradizione (i due fratelli infatti avevano intrapreso strade diverse inscrivendosi a ingegneria e a biologia).

Nel 1928, poco prima di terminare gli studi universitari, entra come praticante al Corriere della Sera del quale diverrà in seguito redattore, ed infine inviato. Sempre nello stesso anno si laurea in giurisprudenza con una tesi dal titolo La natura giuridica del Concordato.

Nel 1933 uscì il suo primo romanzo, Bàrnabo delle montagne, al quale seguì dopo due anni Il segreto del Bosco Vecchio. Da entrambe le opere furono tratti film ad opera di registi italiani: il primo girato da Mario Brenta nel 1994, il secondo da Ermanno Olmi nel 1993.

Fra il 1935 e il 1936 si occupò del supplemento mensile "La Lettura".

È del 1939 il suo più grande successo: Il deserto dei Tartari, che verrà edito l'anno seguente (il titolo originale doveva essere La fortezza, poi cambiato per evitare il richiamo al conflitto mondiale ormai alle porte), dal quale nel 1976 Valerio Zurlini trasse il film omonimo. In quegli anni Buzzati cominciava a dedicarsi ai suoi fortunati racconti brevi, talvolta pubblicati anche sulle pagine del Corriere. Accanto all'attività narrativa, Buzzati continuò la sua attività di giornalista. Una scelta di suoi articoli trova spazio nella raccolta "Cronache terrestri".

Con un tono narrativo fiabesco, Buzzati affrontava temi e sentimenti quali l'angoscia, la paura della morte, la magia e il mistero, la ricerca dell'assoluto e del trascendente, la disperata attesa di un'occasione di riscatto da un'esistenza mediocre ("Le mura di Anagoor", "Il cantiniere dell'Aga Khan", "Il deserto dei Tartari"), l'ineluttabilità del destino ("I sette messaggeri") spesso accompagnata dall'illusione ("L'uomo che voleva guarire"). Il grande protagonista dell'opera buzzatiana è proprio il destino, onnipotente e imperscrutabile, spesso beffardo (come nel "Deserto dei Tartari"). Perfino i rapporti amorosi sono letti con quest'ottica di imperscrutabilità ("Un amore"). La letteratura di Buzzati appartiene al genere fantastico, anche se talvolta presenta vicinanze al genere horror.

Fra i suoi ultimi scritti rientra I miracoli di Val Morel, pubblicato nel 1971 e non più ristampato. Il libro è una raccolta di finti miracoli, che nell'invenzione dell'autore sarebbero stati attribuiti a Santa Rita dalla tradizione popolare. Buzzati si è ispirato per questa opera alla località di Valmorel nel Bellunese.

Accanto all'attività di scrittore e giornalista, Buzzati si dedicava la pittura (terrà con successo anche alcune mostre) e al teatro, dando vita a un sodalizio con il musicista e direttore di orchestra Luciano Chailly, curando personalmente anche le scenografie delle sue rappresentazioni. Interessanti le esperienze come sceneggiatore, che lo videro collaborare con Federico Fellini alla stesura de Il Viaggio di G. Mastorna, il progetto che il regista inseguì tutta la vita, e che non ebbe mai luce.

Fu, da un certo punto di vista, un autore molto realistico che affrontava la gente con i temi della solitudine e dell'angoscia. Uno dei pochi in Italia a promuovere i canoni della letteratura fantastica.

Morì di tumore al pancreas (male che già causò il decesso del padre nel 1920) alla clinica "La Madonnina" di Milano il 28 gennaio 1972.

A Buzzati sono stati dedicati il sentiero che collega Valmorel al comune di Limana (Belluno) e un sentiero attrezzato che porta alla cima del monte Cimerlo nel Gruppo delle Pale di San Martino (Trento).

Lo scrittore sudafricano J. M. Coetzee, premio Nobel nel 2003, si è ispirato alla trama de Il deserto dei Tartari per scrivere uno dei suoi capolavori, Aspettando i barbari, pubblicato nel 1980. Ancora oggi, grazie a un numero elevatissimo di traduzioni Buzzati è forse più famoso all'estero che in Italia.

 

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Tratto da: Dino Buzzati. Wikipedia, L'enciclopedia libera.