Gilbert Keith Chesterton

Gilbert Keith Chesterton nasce a Londra il 29 maggio 1874 da una famiglia borghese di confessione anglicana. Viene educato alla St Paul's School, quindi frequenta la Slade School of Art dove studia pittura e, in seguito, l'University College, che però abbandonerà senza aver conseguito la laurea.

A vent'anni Chesterton viene colpito da una grave depressione e da una crisi di scetticismo nei riguardi della fede durante la quale si avvicina al satanismo.

Nel 1895 Chesterton inizia a lavorare per l'editore londinese Redway e per T.Fisher Unwin. Molti suoi lavori, poi raccolti nel volume dal titolo "The defendant" (in italiano "Il bello del brutto") vengono pubblicati in giornali come The Speaker, il Daily News, l'Illustrated London News, l'Eye Witness, il New Witness, e nel settimanale che egli dirige per undici anni, il GK’s Weekly.

Nel 1900 scrive la sua prima raccolta di poesie, The Wild Knight, a cui seguiranno articoli di critica letteraria sullo Speaker e sul Daily News. L'anno seguente sposa Frances Webb. Nel 1909 si trasferisce con la moglie a Beaconsfield.

Tra il 1911 e il 1936 Chesterton inizia a scrivere i racconti di Padre Brown (molti dei quali ancora inediti).

Dopo lo scoppio della prima guerra mondiale Chesterton fonda con lo scrittore Hilaire Belloc la Lega distribuzionista allo scopo di aiutare lo sviluppo della piccola proprietà e della piccola industria mediante la divisione e la ridistribuzione delle grandi proprietà latifondiste.

Nel 1922 Chesterton si converte alla Chiesa cattolica.

Nel 1934, dopo aver ricevuto diverse lauree honoris causa dalle università di Edimburgo, Dublino e di Notre Dame, gli viene conferito il titolo di cavaliere dell'ordine di S.Gregorio Magno.

Gilbert Keith Chesterton muore il 14 giugno 1936. La sua bara, troppo grande per essere trasportata per le scale, dev'essere calata dalla finestra. Il funerale si svolge nella cattedrale di Westminster; è sepolto nel cimitero cattolico di Beaconsfield, nel Buckinghamshire.

Chesterton è stato giornalista, polemista e scrittore fertilissimo; in trent’anni ha infatti scritto quasi cento libri tra cui alcuni saggi e biografie (su Charles Dickens, S. Francesco d'Assisi e S.Tommaso d'Aquino), composto poesie, opere teatrali, romanzi, racconti brevi, articoli di giornale (firmati GKC) e partecipato a numerose dispute con H. G. Wells e G.Shaw. È inoltre uno dei pochi intellettuali ad avere avuto il coraggio opporsi pubblicamente alla guerra boera.

Gli scritti di Chesterton sono brillanti, arguti, umoristici e spesso anche paradossali, soprattutto quando si tratta di commentare la politica, l'economia, la filosofia, la teologia. Questo ha fatto sì che Chesterton venisse spesso accostato a scrittori come Charles Dickens, Oscar Wilde, George Bernard Shaw e Samuel Butler.

Ciò che tuttavia lo contraddistingue è il fatto di pervenire a conclusioni spesso diametralmente opposte rispetto ai suoi predecessori e ai suoi contemporanei. In "Eretici" ad esempio, parlando di Oscar Wilde, Chesterton scrive: "La stessa lezione (di chi cerca pessimisticamente il piacere fine a se' stesso) viene dalla desolata filosofia di Oscar Wilde. È la religione del carpe diem; ma la religione del carpe diem non è la religione della gente felice, ma delle persone estremamente infelici. La gioia non coglie i boccioli di rosa mente ancora può farlo; i suoi occhi fissano la rosa immortale che vide Dante".

Questa ricerca intellettuale si fa più intensa ne "L'uomo che fu Giovedì" (1908) in cui all'ideale della creazione di un mondo nuovo da parte di uno strano gruppo di sette anarchici che hanno gli stessi nomi dei giorni della settimana, viene contrapposto quello della ricerca della felicità intesa come il vero compimento dell'uomo, dello scontro tra il bene e il male: "Il male è troppo grande e non possiamo fare a meno di credere che il bene sia un accidente, ma il bene è tanto grande che sentiamo per certo che il male potrà essere spiegato".

Lo scontro tra bene e male diventa perciò in Chesterton uno scontro anche tra ottimismo laico e ottimismo cristiano. Così infatti scrive in "Ortodossia": "Tutto l’ottimismo di quest’epoca è stato falso e scoraggiante, per questa ragione: che ha sempre cercato di provare che noi siamo fatti per il mondo. L’ottimismo cristiano invece è basato sul fatto che noi non siamo fatti per il mondo". Una delle teorie di Shaw che Chesterton non poteva accettare fu quella del Superuomo.

In "Ortodossia" (1908), a proposito del suo amico George Bernard Shaw, il rappresentante della nuova scuola di pensiero dell'umanitarismo, Chesterton scrive: "L'adorazione della volontà è la negazione della volontà... Non è possibile ammirare la volontà in generale perché l'essenza della volontà è nell'essere individuale".

E in "Eretici" (1905): "Il signor Shaw non riesce a capire che ciò che è prezioso e degno d’amore ai nostri occhi è l’uomo, il vecchio bevitore di birra, creatore di fedi, combattivo, fallace, sensuale e rispettabile. E le cose fondate su questa creatura restano in perpetuo; le cose fondate sulla fantasia del Superuomo sono morte con le civiltà morenti che sole le hanno partorite. Quando, in un momento simbolico, stava ponendo le basi della Sua grande società, Cristo non scelse come pietra angolare il geniale Paolo o il mistico Giovanni, ma un imbroglione, uno snob, un codardo: in una parola, un uomo. E su quella pietra Egli ha edificato la Sua Chiesa, e le porte dell’Inferno non hanno prevalso su di essa. Tutti gli imperi e tutti i regni sono crollati, per questa intrinseca e costante debolezza, che furono fondati da uomini forti su uomini forti. Ma quest’unica cosa, la storica Chiesa cristiana, fu fondata su un uomo debole, e per questo motivo è indistruttibile. Poiché nessuna catena è più forte del suo anello più debole."

Lo stesso amore per l'uomo, per l'uomo a tutto tondo, con i suoi difetti, le sue debolezze, ma anche con la sua capacità di amare che nessun accadimento umano potrà mai spegnere è presente nei racconti di Padre Brown. Il personaggio di Padre Brown, modellato su quello di padre O'Connor, un sacerdote che ebbe grande parte nella sua conversione al cattolicesimo, è infatti, sotto l'apparenza umile e quasi sciatta, non solo una persona dotata di grande empatia fino al punto di immedesimarsi col criminale ("Io sono dentro un uomo. [...] aspetto di essere dentro un assassino [...] finché penso i suoi stessi pensieri, e lotto con le sue stesse passioni, [...] finché vedo il mondo con i suoi stessi biechi occhi [...]. Finché anch'io divento veramente un assassino.") ma anche un uomo capace di bontà, di misericordia perché in grado di riconoscere che ogni uomo contiene in se' sia il bene che tutto il male ("Io non ho proprio ucciso quegli uomini materialmente. Intendo dire che ho pensato e ripensato come un uomo possa diventare così, finché non mi resi conto che ero simile a lui, in tutto, eccetto che nella volontà di compiere l’azione finale").

Ma soprattutto padre Brown è un amante della verità, un acuto osservatore della realtà che non teme di guardare il male negli occhi in quanto è sicuro che il bene sia sempre più grande del male e quindi in grado di affrontarlo e di sconfiggerlo.
 

Indice frasi

 

Tratto da: Gilbert Keith Chesterton. Wikipedia, L'enciclopedia libera.