Erasmo da Rotterdam
Erasmo da Rotterdam (Rotterdam, 27 ottobre 1466 - Basilea, 12 luglio 1536), nome latinizzato di Geert Geertsz, insigne umanista e teologo olandese. Firmò i suoi scritti con lo pseudonimo di Desiderius Erasmus. La sua opera più conosciuta è l'Elogio della follia.
Sebbene Erasmo sia rimasto per tutta la sua vita cattolico, criticò con magistrale e caustica ironia gli abusi presenti nella Chiesa cattolica del suo tempo, dall'interesse di pontefici guerrieri come papa Giulio II all'ampliamento dello Stato della Chiesa, alla vendita delle indulgenze, al culto delle reliquie, per proporre invece una philosophia Christi che si incardinasse su una religiosità interiore, sostanziata da una pratica costante della carità. Nel suo trattato sulla preparazione alla morte egli chiarì che la fede in Cristo e non i sacramenti e i rituali della Chiesa erano l'unica garanzia per la vita eterna. Utilizzando i lavori filologici di Lorenzo Valla preparò una nuova versione greca e latina del Nuovo Testamento utilizzata tra l'altro da Lutero per la sua traduzione tedesca della Bibbia.
Premesso che le informazioni sulla famiglia e sulla sua giovinezza si deducono solo da vaghi indizi nei suoi scritti, si sa che Erasmo nacque probabilmente a Rotterdam, anche se scoperte recenti suggeriscono che fosse nato in realtà a Gouda, sempre in Olanda. Malgrado sia spesso associato con Rotterdam, Erasmo visse in questa città soltanto la primissima infanzia e non vi tornò mai più.
L'anno di nascita non risulta da documenti certi e potrebbe anche essere il 1466. Figlio illegittimo di un prete, tale Roger Gerard. Poco è noto della madre, oltre al fatto che si chiamasse Margherita e che fosse la figlia di un medico.
Malgrado fosse figlio illegittimo, i genitori di Erasmo lo accudirono fino alla loro morte precoce, causata dalla peste nel 1483, e gli permisero di ricevere la migliore educazione possibile per un giovane dell’epoca in una serie di scuole monastiche o semimonastiche. Erasmo frequentò infatti le severe scuole monastiche di Deventer e 's Hertogenbosch.
Nel 1487 Erasmo si legò intensamente a un giovane uomo, Servatius Rogerus, che egli arrivò a definire "metà della mia anima".
Nel 1492 fu ordinato prete e prese i voti monastici nell'ordine agostiniano a Steyn, anche se non fu mai attivo come sacerdote. Successivamente il monachesimo sarebbe stato inoltre uno degli obiettivi principali della sua critica alla Chiesa. Subito dopo l’ordinazione ebbe l’opportunità di lasciare il monastero, perché gli fu offerto - in virtù delle sue ottime conoscenze della lingua latina e della sua reputazione come uomo di lettere - il posto di segretario del vescovo di Cambrai, Henry of Bergen.
Nel 1495, con il consenso del vescovo e da questi stipendiato, Erasmo si recò a studiare presso l’Università di Parigi allora la sede principale dell’insegnamento scolastico, ma già sotto l’influenza della rinascita della cultura classica proveniente dall’Italia rinascimentale. In seguito i centri principali del suo operare sarebbero stati la stessa Parigi, Lovanio, l’Inghilterra e la città svizzera di Basilea, ma egli non si legò mai a nessuno di questi luoghi. Trovando la vita religiosa poco congeniale al suo carattere, chiese ed ottenne di essere dispensato dagli uffici sacri.
A partire dal 1499, effettuò viaggi in Francia, in Inghilterra ed in Italia entrando in contatto con i più importanti centri culturali, tenendovi lezioni e conferenze, e studiando gli antichi manoscritti. Tenne inoltre una fitta corrispondenza con alcuni dei personaggi più importanti del suo tempo.
Il periodo trascorso in Inghilterra gli permise di stringere amicizia con alcune delle personalità più rilevanti dell’epoca di Enrico VIII: John Colet, Tommaso Moro, Giovanni Fisher, Thomas Linacre e William Grocyn. Egli insegnò greco all’Università di Cambridge e avrebbe avuto la possibilità di passare il resto dei suoi giorni insegnando. Erasmo preferiva tuttavia la vita dello studioso indipendente e evitò sempre consapevolmente ogni legame formale che potesse limitare la sua libertà intellettuale e la sua libertà di espressione.
Durante tutta la sua vita a Erasmo furono offerti incarichi prestigiosi e redditizi nel mondo accademico ma egli li rifiutò sempre, preferendo l’incertezza e quanto gli offriva – sempre a sufficienza - l’attività letteraria indipendente. Erasmo fu, ciononostante, centro del movimento letterario della sua epoca. Egli era in corrispondenza con più di cinquecento persone di rilievo del mondo letterario e politico. I suoi pareri – anche se non sempre seguiti – erano molto ricercati.
Dal 1506 al 1509 Erasmo fu in Italia. Egli passò il proprio periodo italiano a Venezia presso l’editore Aldo Manuzio, mentre non ebbe particolari relazioni con il mondo accademico locale.
A Lovanio Erasmo divenne vieppiù il bersaglio delle critiche di coloro che erano ostili ai principi del progresso religioso e letterario, al quale egli stava dedicando la propria vita. Erasmo cercò dunque rifugio a Basilea, dove, sotto la protezione degli svizzeri, egli poteva, circondato da amici devoti, esprimersi liberamente anche grazie alla collaborazione con l’editore Froben. Qui lo raggiungevano i molti ammiratori da tutta Europa.
La produzione letteraria di Erasmo iniziò piuttosto tardivamente, soltanto quando ritenne di maneggiare con sufficiente sicurezza il latino, e si espresse sui temi di maggior rilievo all’epoca sia in campo letterario che religioso.
La sua rivolta contro alcune forme della vita della Chiesa cattolica non nacque da dubbi sulla dottrina tradizionale né da ostilità verso l’organizzazione stessa della Chiesa, ma, piuttosto, dalla sua esigenza di purificazione della dottrina e di liberare le istituzioni del Cristianesimo.
Come studioso cercò di liberare i metodi della scolastica dalla rigidità e dal formalismo della tradizione medievale. Egli si riteneva un predicatore della virtù, e questa convinzione lo guidò per tutta la vita mentre rigenerava l’Europa mediante una critica profonda e coraggiosa alla Chiesa cattolica. Tale convinzione rappresenta il filo conduttore di un’esistenza che, altrimenti, potrebbe sembrare piena di contraddizioni.
La Riforma di Martin Lutero – che tradizione vuole prenda avvio il 31 ottobre 1517 con l’affissione sulla porta della chiesa di Wittenberg, com'era uso a quel tempo, di 95 tesi in latino riguardanti il valore e l'efficacia delle indulgenze(sebbene si abbia conferma di tale affissione solo dagli scritti di Melantone, dunque fu più un mito che un fatto realmente accaduto) - mise a dura prova il carattere di Erasmo. Fino ad allora il mondo aveva riso della sua satira, ma pochi avevano interferito con le sue attività.
Le tensioni erano giunte a un punto tale che pochi avrebbero potuto sottrarsi al nascente dibattito, non certo Erasmo che era proprio al culmine della propria fama letteraria. Il doversi per forza schierare e la partigianeria erano contrarie sia al suo carattere sia ai suoi costumi. Nelle sue critiche alle follie clericali e agli abusi della Chiesa egli aveva sempre protestato di non volere attaccare la Chiesa come istituzione e di non essere mosso da inimicizia nei confronti del clero.
Erasmo condivideva, in effetti, molti punti della critica luterana alla Chiesa cattolica. Egli aveva il massimo rispetto per Martin Lutero e, rispettivamente, il riformatore manifestò sempre ammirazione per la superiore cultura di Erasmo. Lutero sperava di potere collaborare con Erasmo in un’opera che gli sembrava la continuazione della propria.
Erasmo, invece, declinò l’invito a impegnarsi, affermando che se egli avesse seguito tale invito, avrebbe messo in pericolo la propria posizione di guida di un movimento puramente intellettuale, che egli riteneva essere lo scopo della propria vita. Soltanto da una posizione neutrale - riteneva Erasmo - si poteva influenzare la riforma della religione. Erasmo rifiutò dunque di cambiare confessione, ritenendo che vi fossero possibilità di una riforma anche nell’ambito delle strutture esistenti della Chiesa cattolica.
A Lutero tale scelta parve un mero rifiuto ad assumersi le proprie responsabilità motivato da mancanza di fermezza o, peggio, da codardia.
Per due volte Erasmo – contrariamente alla sua natura - prese tuttavia posizione su questioni dottrinalmente controverse. La prima volta fu sul tema cruciale del libero arbitrio. Nel 1524 con il suo scritto De libero arbitrio diatribe sive collatio egli satireggiò la dottrina luterana del servo arbitrio. In ogni caso nella sua opera egli non prende una decisione definitiva, ma ciò, agli occhi dei luterani rappresentava già una colpa. In risposta Lutero nel 1525 scrisse il De Servo Arbitrio, nel quale il riformatore attaccava direttamente Erasmo tanto da affermare che quest’ultimo non sarebbe stato neppure un cristiano.
Mentre la Riforma trionfava, iniziarono però anche quei disordini sociali che Erasmo temeva e che Lutero riteneva inevitabili: la guerra dei contadini, l’iconoclastia, il radicalismo che sfociò nei movimenti anabattisti in Germania e Olanda. Erasmo era felice di essersene tenuto estraneo, anche se, in ambienti cattolici, lo si accusava di essere stato il fomentatore di tali discordie.
A dimostrazione della sua lontananza dalla Riforma, quando nel 1529 Basilea adottò le dottrine riformate, egli si trasferì nella vicina città imperiale di Freiburg im Breisgau. A Friburgo, Erasmo continuò la sua instancabile attività letteraria terminando l’opera più importante dei suoi ultimi anni l’Ecclesiaste, parafrasi dell’omonimo libro biblico (detto pure "Qoelet", o il "Predicatore"), nel quale egli sostiene che la predicazione è l’unico dovere veramente importante della fede cattolica.
La seconda grande questione, alla quale si interessò Erasmo, fu quella della dottrina dei sacramenti e, in particolare, del valore dell’eucaristia. Nel 1530 Erasmo pubblicò una nuova edizione del testo ortodosso risalente all'XI secolo di Algerius contro l’eretico Berengario di Tours. Ad esso aggiunse una dedica, nella quale confermava la propria fede nella dottrina cattolica della presenza reale di Cristo nell’ostia consacrata. Smentendo così gli antisacramentali guidati da Œcolampadius di Basilea, i quali citavano Erasmo a sostegno delle loro tesi scismatiche.
Inviso ormai ad ambo gli schieramenti - il 19 gennaio 1543 i suoi libri sarebbero stati bruciati a Milano insieme a quelli di Lutero - Erasmo morì la notte fra l’11 e il 12 luglio 1536 a Basilea dove era tornato per controllare la pubblicazione dell’Ecclesiaste. Fu sepolto nella cattedrale ormai dedicata al culto riformato, sebbene egli fosse sempre rimasto cattolico.
Erasmo dedicò la maggior parte dei suoi studi all'ambito religioso. Tutte le sue opere, pubblicate in latino, furono rapidamente tradotte nelle lingue moderne.
L'opera più importante fu l'Elogio della Follia (1509), una satira della teologia scolastica, dell'immoralità del clero e della curia oltre ad un'esaltazione della follia del vero cristiano dedicante la sua vita alla fede.
Ne l'"Elogio della follia", la fede religiosa viene vista più come una pratica di carità che come una dottrina razionale, essendo il cristianesimo fondato sulla pazzia della croce. L'"Elogio della follia" è quindi un'apologia della fede cristiana che contro e oltre le necessità della ragione accetta un articolo di fede indimostrabile, un uomo che è Dio, che muore e da solo resuscita se stesso dai morti, in conflitto con la ragione, principale categoria della grecità classica. Ciò lo spinse a sentire la formazione classica dei teologi e letterati, ancora lontana dalla sensibilità richiesta dalle scritture evangeliche.
Durante il proprio soggiorno inglese Erasmo iniziò l’esame sistematico dei manoscritti del Nuovo Testamento - anche quelli scoperti di recente o che, in quel periodo, giungevano dalla Grecia dopo la fine dell'Impero bizantino - al fine di prepararne una nuova edizione e una traduzione latina.
Le traduzioni dei testi sacri (spesso a senso, senza la maturità filologica degli umanisti italiani guidati da Lorenzo Valla) forgiarono la sua vasta cultura umanistica e lo indussero a contrapporre la cultura teologica vista come creatrice di letterati alla fede religiosa che definisce "creatrice di soldati di Cristo", riprendendo il tema classico del miles christianus.
L’edizione del Nuovo Testamento sarebbe stata poi pubblicata da Froben a Basilea nel 1516. Essa costituirà la base per la maggior parte degli studi scientifici sulla Bibbia nel periodo della Riforma. Erasmo pubblicò pure un’edizione critica del testo greco nel 1516 - Novum Instrumentum omne, diligenter ab Erasmo Rot. Recognitum et Emendatum con traduzione latina e annotazioni.
La terza edizione servirà ai traduttori della versione inglese della Bibbia detta "di Re Giacomo". Il testo divenne in seguito noto come Textus Receptus. Erasmo avrebbe pubblicato in seguito altre tre versioni nel 1522, 1527 e 1535, dedicando l'opera a Papa Leone X, quale patrono della cultura. Erasmo considerava il proprio lavoro come un servizio alla Cristianità.
Alcuni hanno sollevato critiche in quanto all’accuratezza del Textus Receptus. Uno dei motivi è che Erasmo aveva potuto consultare solo un pugno di manoscritti greci e di tarda origine. Inoltre asseriscono che Erasmo fece il suo lavoro in fretta. Egli stesso ammise che la sua edizione era stata “fatta in fretta anziché redatta”. Malgrado questi aspetti sfavorevoli delle edizioni di Erasmo, che si applicarono quasi con ugual forza al Textus Receptus, questo testo rimase la norma per più di duecento anni. Fra i primi a produrre testi basandosi su maggiore rigore ci furono gli eruditi tedeschi Griesbach e Lachmann.
Tra le altre opere Adagia (1500), Manuale del soldato cristiano (1503), Institutio principis christiani (1504), Colloquia familiaria (1522). Questi lavori che riportavano i testi alle fonti originarie lo fecero considerare come il padre della Riforma protestante.
I suoi attacchi agli errori delle autorità ecclesiastiche e alla superstizione lo esposero, comunque, all'accusa di essere luterano, ma Erasmo rifiutò sempre quest'accusa. Per far fronte agli attacchi che gli venivano mossi, illustrò la sua posizione ideologica con l'opera De libero arbitrio (1524), che conteneva una brillante critica a Martin Lutero (che a sua volta gli risponderà con il De servo arbitrio).
Erasmo godette di ampio prestigio nella sua epoca e gli venne anche offerto dal papa il cappello cardinalizio, che rifiutò. Dopo la sua morte, nel periodo successivo al Concilio di Trento, nella fase della Controriforma, la sua libertà intellettuale venne guardata con sospetto e le sue opere vennero incluse nell'Indice dei libri proibiti, ma la sua guerra contro l'ignoranza e la superstizione fu motivata esclusivamente dalle sue convinzioni umanistiche.
Tratto da: Erasmo da Rotterdam. Wikipedia, L'enciclopedia libera.