Talete (greco antico: Θαλής; Mileto, 640 a.C./624 a.C. - circa 547 a.C.) è comunemente considerato il primo filosofo della storia occidentale.
Secondo Diogene Laerzio, che cita Erodoto, Duride<re>FHG., 76 F 74 II 155.</ref> e Democrito, Talete fu figlio di un Examio e di Cleobulina, di origine fenicia; non è certo se egli fosse nato a Mileto nel I anno della 39^ olimpiade (624 a. C.), come riportato da Apollodoro nella sua Cronologia - ma altri lo fanno nascere al tempo della 35^ Olimpiade (circa 640 a.C.) — o se ne ricevesse la cittadinanza dopo essere stato esiliato dalla Fenicia.
Avrebbe per primo ricevuto l'attributo di "sapiente" al tempo dell'arcontato di Damasia in Atene (582 a.C. - 581 a.C.), come attesta Platone che, nel dialogo Protagora (343 a) lo inserisce in una lista di sette nomi (i cosiddetti Sette savi): «Talete di Mileto, Pittaco di Mitilene, Biante di Priene, il nostro Solone, Cleobulo di Lindos, Misone di Chene e settimo Chilone di Sparta; tutti costoro furono emuli, ammiratori e discepoli della costituzione spartana». È noto tuttavia che il nome e lo stesso numero di questi antichissimi saggi siano variamente riportati da diverse tradizioni, tanto che fra di essi vengono annoverati anche Orfeo, Leofanto Gorgiade, Epimenide, Periandro, Anacarsi, Pitagora, Aristodemo, Panfilo, Acusilao, Ferecide di Siro, Laso, Ermioneo e perfino Anassagora.
A Talete viene attribuita la previsione dell'eclisse di sole verificatasi il 28 maggio 585 a.C. e un espediente che avrebbe permesso all'esercito di Creso, il re della Lidia in guerra contro il persiano Ciro il Grande, di attraversare il fiume Halys.
Racconta Erodoto (Storie, I, 75): «...giunto sul fiume Halys, Creso proseguì. Secondo me, fece passare l'esercito sui ponti lì esistenti, mentre secondo la voce corrente fra gli Elleni sarebbe stato Talete di Mileto a farlo passare. Si dice che Creso fosse molto imbarazzato per il passaggio dell'esercito oltre il fiume, perché allora non vi sarebbero stati ponti. Talete, che si trovava nell'accampamento, avrebbe fatto in modo che il fiume, che scorreva alla sinistra dell'esercito, scorresse anche alla sua destra, ricorrendo a un espediente. Da un punto a nord del campo avrebbe fatto scavare un profondo canale a semicerchio, in modo che il fiume, deviato in parte dall'antico letto, raggiungesse alle spalle le truppe accampate e poi, oltrepassato il campo, sfociasse nel corso antico, cosicché, diviso, il fiume, avrebbe avuto due bracci entrambi guadabili.»
È da notare come questo intervento sul fiume presupponga da parte di Talete la sfiducia nell'esistenza delle divinità fluviali — si ricordi il noto episodio della lotta fra il dio fluviale Scamandro e Achille narrata da Omero nell'Iliade.
Erodoto ricorda ancora Talete nelle vesti di saggio politico quando, prevedendo la conquista delle singole città elleniche dell'Asia Minore da parte dell'Impero persiano, suggeriva la costituzione di uno Stato confederato della Ionia greca, esortando gli Ioni a: «disporre di un unico Consiglio, a Teo, città nel centro della Ionia, considerando le altre città dei demi, pur sussistendo esattamente come prima».
Diogene Laerzio riferisce ancora che Talete avrebbe sconsigliato un'alleanza antipersiana di Mileto con Creso, prevedendo la sconfitta di quest'ultimo. La tradizione narra anche che questo re avrebbe donato a Talete un trìpode d'oro, in riconoscimento della sua grande sapienza; e con l'uso della sapienza sarebbe facile arricchire, sostiene Ieronimo di Rodi, narrando come si arricchisse Talete il quale, prevedendo un'abbondante produzione di olive, affittò tutti i frantoi di un'ampia regione, monopolizzandone la molitura.
L'aneddoto è raccolto, oltre che da Cicerone, da Aristotele, il quale nella Politica (A 11, 1259 a) scrive che: «...siccome, povero com'era, gli rinfacciavano l'inutilità della filosofia, avendo previsto in base a calcoli astronomici un'abbondante raccolta di olive, ancora in pieno inverno, pur disponendo di poco denaro, si accaparrò tutti i frantoi di Mileto e di Chio per una cifra irrisoria, dal momento che non ve n'era alcuna richiesta; quando giunse il tempo della raccolta, cercando in tanti urgentemente tutti i frantoi disponibili, egli li affittò al prezzo che volle imporre, raccogliendo così molte ricchezze e dimostrando che per i filosofi è molto facile arricchirsi, ma tuttavia non si preoccupano di questo.»
Descritto da Ateneo come un solitario, probabilmente secondo quella tradizione, di origine nobiliare, che vuole il sapiente necessariamente aristocratico e sprezzatore della massa, sembra anche che non si sia mai sposato, per quanto si dice che abbia adottato il figlio, di nome Cibisto, di una sorella e alle sollecitazione della madre a prender moglie, rispondesse che non fosse ancora il momento e, anni dopo, precisasse che ormai quel momento era passato; Anacarsi scrive che Talete non volle avere figli proprio per amore dei figli.
È sempre Diogene Laerzio, citando un'opera perduta di Ermippo di Smirne, Le Vite, a riferire quanto è anche attribuito a Socrate, ossia che Talete sarebbe stato grato al destino per «essere nato uomo e non animale, maschio e non femmina e greco e non barbaro».
Fu contemporaneo e concittadino di Anassimandro, a sua volta, forse, maestro di Anassimene, gli altri due primi filosofi nella storia della cultura occidentale.
Si dice che sia morto
assistendo a una gara
atletica, al tempo della 58^
Olimpiade: a questo
proposito Diogene Laerzio lo
ricorda con l'epigramma:
«Assistendo un tempo a una
gara ginnica, Zeus Elio, il
sapiente Talete strappasti
dallo stadio. È bene che tu
l'abbia accolto: ormai
vecchio, dalla terra non
vedeva più le stelle» e
sostiene che la sua tomba
recasse il seguente
epitaffio: «Piccola tomba ma
di gloria grande come il
cielo questa di Talete il
sapientissimo».