Torna all'indice dei racconti

Il natale

di Lilia Carlucci

 

Il Natale, oggi, è la festa di tutti coloro che hanno molte possibilità economiche, sociali, imprenditoriali ed io,  invece, sono nato povero in un una notte di Luna di duemila anni fa.

Mia Madre quella notte fredda e serena, come quasi tutte le madri del mondo si affannava a lavarmi, coprirmi, riscaldarmi, coccolarmi.

Era giovane e bella, mia Madre. Il suo nome era Maria.

Eravamo poverissimi: mio padre era un falegname ed in quel tempo non c'erano molte cose da arredare. Il suo mestiere era alquanto ricercato, questo è vero, ma molti vivevano nelle capanne di paglia e nelle grotte. D'altra parte lo sapevo che nel Libro dei Secoli era scritto che avrei dovuto sempre vivere di niente, predicando il "bene" lungo le rive dei fiumi e dei mari, nel cuore immenso di deserti fra la polvere delle contrade arse dal vento e bruciate dal sole di una "terra promessa", spesso intrisa del sangue degli innocenti.

Giuseppe, il mio padre putativo, era un uomo buono e anche molto coraggioso. In quell'epoca vi furono tante illazioni del tutto gratuite sulla nostra famiglia. In realtà non era poi così facile credere che lo Spirito Santo, che l'Arcangelo Gabriele...

Eppure questa era la verità. Certo, ripensandoci, ho sempre reso difficile la vita di coloro che hanno creduto in me. Io sapevo con certezza che non mi aspettava una vita di agi, di onori, di gloria o di "benessere", una vita "di qualità", così come alla fine del Ventesimo secolo si usa spesso dire negando in tal modo la sofferenza e il dolore. Ricordo la frescura intensa di quella mia prima notte sulla Terra, mentre le stelle splendevano nel cielo. In quel tempo si potevano ancora vedere le stelle: gli uomini, infatti, non avevano scoperto le luci al neon e le luminarie varie. I villaggi svanivano nell'oscurità. Nessuno si accorse della mia presenza se non gli Angeli e i Pastori. Non ci furono feste né clamori, non c'erano i famosi mass-media: giornali, televisioni, radio, i computer.

Il silenzio avvolgeva i miei vagiti mentre il vento accarezzava di nascosto il mio volto tenero di Bambino. Devo confessare che quando venni al mondo ero pieno di speranza: avevo l'idea e la preoccupazione, oltre che il desiderio di cambiare il mondo,di trasformare l'odio in amore.

L'essere nato povero, in una grotta ai margini del villaggio rinforzava le mie convinzioni e la mia fede nell'umanità. Ero un Bambino allegro e gioioso. Mi divertivo così come si divertono tutti i bambini del mondo:giocavo con i capelli morbidi di mia madre, con gli attrezzi del laboratorio artigianale di mio padre, mentre una parte del mio cuore meditava profondamente su tutto ciò che un giorno avrei dovuto, con amore e con pazienza: tollerare.

Le Sacre Scritture parlavano di me già all'inizio del mondo, dunque non avrei potuto deludere le aspettative dei popoli, di mille generazioni. Ero atteso!

Ma in realtà forse avrei dovuto fino in fondo immaginare lo scempio che si sarebbe fatto intorno al mio nome ed alle mie umili ma sincere parole. In nome del Padre, in nome del Figlio, in nome di Dio, in nome di Gesù di Nazareth. In nome mio alcuni potenti della Terra hanno scatenato le guerre e le vendette, hanno giustificato l'ingordigia e la menzogna, hanno versato il sangue degli innocenti, violentato le donne, usurpato le terre. In nome mio hanno corrotto le coscienze. Sono diventato, mio malgrado, uno strumento nelle mani dei mercanti e degli avventurieri, nella mente e nel cuore di coloro che disprezzano la vita, la dignità e il valore della persona umana, di coloro che abbandonano i bambini proprio lì, sul sagrato della Chiesa, della mia Chiesa.

Ed è così che gli uomini hanno costruito il loro Natale: cioè qualcosa che non mi appartiene molto, anzi non mi riguarda affatto. Gli artisti di tutti i tempi hanno tentato di rappresentare lo stupore dell'Annunciazione, lo splendore degli Angeli, il mistero della mia Nascita, il Volto di mia Madre, la tenerezza della mia Famiglia, ma nonostante ciò la crudeltà di alcuni ferisce a morte la scintilla della vita finanche nel seno materno. In questi giorni il mondo festeggia la mia venuta sulla Terra con champagne, ostriche, caviale, viaggi, vacanze e tanti regali regali, regali, sparsi sotto quegli alberi belli di abete, creati dal mio Genitore Celeste, tanti tanti anni fa, quando la Terra emerse dalle acque.

Qualche volta il dubbio mi assale, ma ho voluto e, per alcuni aspetti, ho dovuto, occuparmi della Terra, del pianeta dell'amore. Già, dell'amore: ma cosa ci rimane oggi dell'amore dei sentimenti, dell'amicizia ,della bontà, della generosità? Un'idea, forse? Eppure devo confessare che è proprio a questo punto così disperato di consapevolezza che dentro di me ricomincia indomita a fiorire la Speranza che l'Amore possa diventare per tutti una realtà. Sento sempre il desiderio di ricominciare. Bene, ed allora, io oggi posso ancora affermare che per amore degli uomini e di quel Bambino innocente sono ancora disposto a rischiare. E cioè a nascere a soffrire e finanche a morire: ogni ora, ogni minuto, ogni secondo della mia esistenza. Ma credetemi,per amore e solo per amore!

Buon Natale.

 

 

 

------------------------------------------------------------------------------------------------------

Commenti: (1)

------------------------------------------------------------------------------------------------------

Ciao Lilia,

ho iniziato a leggere il tuo racconto pensando fosse uno dei tanti racconti che, in prossimità della festa della natività, chi più o chi meno sente di esprimere al prossimo, come per partecipazione a quell'atmosfera magica che solo il Natale crea intorno a tutti noi.

Tuttavia, andando avanti nella lettura, dettagliata e pur generalizzata nella sua similitudine, ho "sentito" il ricordo, sempre presente in me, di vecchi, ma sempre attuali, principi di una volta.

Ed ho apprezzato, si, che quelle "sane idee" siano ancora vive in talune persone; amore, amicizia, bontà, generosità.. Un'idea? io non credo!E' dovere, anzi, di chi ben le conosce tramandarle alle generazioni future che il futuro rappresentano, per essi e per noi che guardiamo il presente attraverso i loro occhi e speriamo in un tempo che verrà migliore, grazie alla capacità di perdonare e alla tenacia che ci accompagna in questo cammino verso noi stessi.

Complimenti e..Buon Natale!

Mena

------------------------------------------------------------------------------------------------------

Invia un commento

 

Torna all'indice dei racconti